I rischi della postura statica nella vita moderna

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I rischi della postura statica nella vita moderna

Partiamo dal presupposto che nessuna posizione, mantenuta per troppo tempo consecutivamente, può essere positiva per la nostra salute fisica. Il nostro corpo è nato per muoversi, il movimento è vita. Grazie al movimento i sistemi micro-circolatorio, vascolare, linfatico, cardio-respiratorio hanno la possibilità di rimanere attivi ed efficienti. Tutte le funzioni vitali, anche quelle che non possiamo percepire, come il circuito ormonale, ovvero il sistema endocrinologico della tiroide, sono stimolate, attivate dal movimento. Ecco perché, per quanto possa sembrare strano, una semplice passeggiata dona al nostro cervello degli stimoli di attivazione che lo rendono più plastico e funzionale.

Lo stare fermi in una posizione per tante ore si può tradurre in breve con la parola “statica“. Questa situazione ha come effetto il manifestarsi di una stasi anche a livello micro-vascolare e linfatico. Ciò comporta una diminuzione dell’irrorazione di tutti i tessuti, la riduzione della ossigenazione e dell’apporto di sostanze nutritive e infine accelera i tempi di invecchiamento del sistema muscolo scheletrico e viscerale.

Negli ultimi secoli abbiamo assistito ad una diffusione globale della vita sedentaria e in statica. Prima con l’automazione dei processi produttivi, che ha reso molto più statiche quasi tutte le attività materiali, come agricoltura e industria e trasporti. Macchine che arano, seminano e raccolgono, mentre la persona che le conduce è seduta. Macchine che tagliano, piegano e assemblano, mentre chi le governa è fermo in piedi. Mezzi di trasporto, con autisti alla guida. Spostamenti quasi esclusivamente su mezzi motorizzati che prevedono che non sia la persona a “produrre” il movimento.

Successivamente l’avvento dei computer ha permesso di fare, da seduti davanti ad un terminale, praticamente quasi tutte le attività di comunicazione, progettazione, servizi di ogni genere. Finanche la socializzazione e l’intrattenimento. Il colpo di grazia è stato dato dalla pandemia. Sono aumentati esponenzialmente i casi di patologie legate in maniera diretta alla staticità del corpo nella vita quotidiana delle persone.

La vita sedentaria e in statica, che coinvolge la stragrande maggioranza degli individui, pone delle basi posturali inconsapevoli, incontrollabili e irrazionali, che istintivamente riproponiamo nella nostra quotidianità, senza neppure accorgercene. Questo genera stimoli e sovraccarichi posizionali continuativi che producono nel tempo degrado e usura di quelle strutture del corpo che maggiormente vengono stimolate dalla postura sedentaria e di statica.

Quali sono queste strutture? Quelle che rappresentano ormai la percentuale maggiore dei pazienti che vedo ogni giorno: lombare e cervicale. Quando siamo seduti per troppo tempo, viziati anche da quello che bisogna fare per lavoro con la parte superiore del corpo (ad esempio usare il computer, il telefono, ma anche qualsiasi altra cosa), si tende spesso a chiudere spalle e portare in posteriorità la nostra cifosi.

Questo squilibrio genera un aumento del carico di lavoro del tratto lombare, delegato della mobilità di tutto il busto, e del tratto cervicale, che dovrà sostenere il peso della testa, la quale si sposterà in avanti per motivi compensativi. Tutta questa attivazione compensativa provocherà problematiche dolorose e patologiche alla parte inferiore (lombare) e alla parte superiore (cervicale) della colonna vertebrale. Un aspetto importante che vorrei sottolineare è che queste abitudini sono talmente tanto radicate nella nostra quotidianità che diventano l’habitat patologico dei nostri dolori.

Quando un dolore si manifesta, ad esempio sul tratto lombare, per guarirlo dovremmo prendere in considerazione che questa parte della colonna vertebrale è stressata e sovra-sollecitata quotidianamente da atteggiamenti ripetitivi. Quindi nell’approccio terapeutico dovrà essere preso in considerazione il corpo a trecentosessanta gradi. Inoltre, non si può non considerare che queste posizioni continuativamente assunte vadano a influenzare il nostro modo di utilizzare il corpo in dinamica (quando ci muoviamo facciamo sport o semplicemente camminiamo). Questi atteggiamenti ripetitivi generano delle retrazioni muscolari compensative che avranno ripercussioni anche quando siamo in fase dinamica.

Il movimento di una struttura e la sua capacità di vascolarizzazione sono direttamente proporzionali. Noi sappiamo che il sangue, con il sistema arterioso, porta ossigeno e sostanze nutritive alle strutture che irrora (compreso il sistema muscolare) prelevando l’anidride carbonica e le sostanze nocive attraverso il circolo venoso, così da mantenere in vita l’organismo. Tutto questo sistema è automatico: non ce ne accorgiamo, ma avviene ogni secondo della nostra vita.

In particolare il sistema vascolare venoso quasi sempre deve andare contro la gravità. L’attivazione muscolare contribuisce a questo fondamentale processo di ricambio ed eliminazione delle sostanze nocive, funzionando come un pompaggio che spinge il sangue venoso verso il cuore e i polmoni, opponendosi alla gravità. Ma perché la sedentarietà e le posture di statica creano delle problemi al nostro corpo?

Stiamo parlando di posizioni automatizzate che vengono riproposte in ogni momento della giornata, non solo quando siamo seduti davanti al computer per lavoro. Questa posizione la ripetiamo nella stessa maniera quando mangiamo, guardiamo la televisione, guidiamo la macchina: se potessimo calcolare esattamente il tempo della nostra vita passato in statica, ne rimarremmo sconvolti.

Il sovraccarico funzionale specifico, sempre uguale a se stesso mette a rischio, sotto stress, sempre le stesse strutture, che alla fine vanno incontro a lesione (protrusione, ernia del disco) e infortunio, nonostante l’apparente assenza di traumi. Ma il trauma c’è, solo che è come una goccia d’acqua che scava la roccia. Lento ed inesorabile. Tutto ciò porterà all’insorgenza di problematiche dolorose e patologie da sovraccarico. Patologie che per essere trattate andranno approcciate in maniera globale.

Consideriamo insomma che il tratto lombare, e la sua ernia, sono solo le strutture che subiscono il cattivo lavoro delle rigidità circostanti. Solo un approccio biomeccanico che analizza questa situazione nel suo insieme, può portare alla soluzione del dolore e alla diminuzione della sintomatologia, oltre che a limitare il deterioramento strutturale e tissutale della zona presa in considerazione.

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